Parco Archeologico di Selinunte
Per capire la grandezza degli Antichi Greci
Per le grandi dimensioni e per la fitta presenza di quartieri residenziali Selinunte è stata considerata una sorta di ‘megalopoli dell’antichità’. Immersa in un paesaggio stupendo, in cui il blu del cielo si unisce al verde della macchia mediterranea allungandosi sul mare turchese, Selinunte con le sue tre colline, i suoi maestosi templi dorici – che dovevano essere visibili anche ai naviganti nella loro spettacolare imponenza – testimonia ancora oggi l’importanza di questa antichissima città greca di Sicilia. Fondata nel 628 a.C. dai coloni di un’altra colonia greca in Sicilia, Megara Hyblaea, e col supporto della madrepatria greca Megara Nisea, dalla quale proveniva il suo fondatore, Pammilo, Selinunte divenne ricchissima e potente, grazie alla sua posizione strategica, tra il mondo indigeno, quello greco di Sicilia e quello punico. I suoi due porti, realizzati nelle foci dei fiumi Modione e Cottone, favorirono i commerci e il suo sviluppo, al punto da divenire una ‘megalopoli dell’antichità’, come hanno fatto ipotizzare le sue dimensioni e la fitta presenza di quartieri residenziali. La distruzione nel 409 a.C. per mano dei Cartaginesi mise fine al suo splendore e dopo questa data Selinunte visse una fase ‘punica’, caratterizzata da una forte commistione culturale. Questa importantissima città antica che si sviluppò e arricchì grazie alla sua posizione proiettata sul Mar d’Africa e inserendosi nelle reti commerciali di quest’area della Sicilia, doveva essere dotata di due porti, realizzati nelle foci dei fiumi Modione e Cottone, che attraversavano la città.
Parco Archeologico di Selinunte
Il parco permette di conoscere diverse aree della città antica: la collina orientale con i tre templi E, F e G, la collina sacra dell’Acropoli, cinta dalla poderosa fortificazione di Porta Nord, da cui raggiungere la sabbiosa collina della Gaggera, con i suoi santuari dedicati a Demetra Malophoros e Zeus Meilichios. Una grande importanza la riveste l’acropoli anche in virtù del suo ruolo religioso e politico: ubicata sulla collina meridionale del sito, fiancheggiata dai fiumi Cottone e Modione, in una posizione di rilievo sul territorio circostante. L’acropoli era ben visibile a chi proveniva dal mare e la sua area fu tra le prime ad essere occupate dai coloni nel momento della fondazione e su di essa venne realizzato il cosiddetto ‘santuario dell’acropoli’, patria religiosa per i Selinuntini. Delimitato da un recinto sacro a Nord ed a Sud, il santuario costituiva il fulcro istituzionale della religiosità cittadina, di cui sono memoria tangibile i resti dei suoi cinque templi di ordine dorico, denominati con le lettere A, B, C, D e O, e due altari cultuali. Basta fare una visita nelle sale del Museo Salinas di Palermo per avere un’idea della magnificenza di questi templi attraverso le loro superbe decorazioni narrative. L’area dell’acropoli venne ripopolata durante l’occupazione punica, dopo il 409 a.C., con la realizzazione di strutture abitative, che utilizzarono i resti dei ruderi come materiale da costruzione, e di alcune aree sacre, ricavate in edifici di culto preesistenti, come indicano i celebri mosaici con simboli punici del tempio A. Cerniera tra i due sistemi urbanistici dell’impianto cittadino selinuntino, l’acropoli a sud e l’esteso pianoro di Manuzza, a destinazione residenziale, a nord, era l’antica agorà. Quest’ultima aveva forma trapezoidale e ai suoi lati si dovevano sviluppare le botteghe, mentre al centro si trovava il cosiddetto heròon, un cenotafio dedicato al culto dell’ecista Pammilos. Gli scavi hanno rilevato le fondamenta di un monumentale edificio pubblico, databile al V secolo a.C., testimoniano la presenza probabilmente di un portico. Infine, in questa importante città greca è attestata la frequentazione a scopi cultuali di aree sacre extraurbane, presenti dal VII secolo a.C. e ubicate sia ad est che ad ovest dell’Acropoli. Nell’area della collina di contrada Gaggera i coloni edificarono una serie contigua di aree sacre: il santuario della Malophòros, sacro a Demetra, il cosiddetto Tempio M a Nord e l’area presumibilmente consacrata ad Hera a Sud. Questi santuari, meno sontuosi di quelli urbani, furono frequentati in modo duraturo, come testimoniano le tantissime dediche votive. Sulla collina che definisce la parte orientale della città furono realizzati tre templi: il tempio E, dedicato ad Hera, il tempio F, dedicato a Dioniso e il tempio G, dedicato a Zeus.
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Cave di Cusa
A circa 17 km a nordovest di Selinunte si trova l’area archeologica delle Cave di Cusa, che è parte del Parco Archeologico di Selinunte, proprio perché queste cave sono fortemente legate all’antica colonia megarese. In uso dal VI secolo a.C., queste cave di ottima calcarenite ebbero un ruolo importantissimo per l’esecuzione delle grandiose opere edilizie selinuntine: i materiali qui estratti, infatti, servirono per costruire i maestosi templi selinuntini. Infatti, nonostante la distanza, questo banco di calcarenite affiorante per un lungo tratto – compatto e massiccio – si prestava alla realizzazione di grandi blocchi da cui sbozzare quasi interamente in loco grandi capitelli e rocchi di colonne. L’eccezionalità di questo luogo risiede sia nell’ampiezza di queste cave immerse in un paesaggio suggestivo nonché nel suo stato di conservazione che ha permesso di analizzare tutte le fasi di lavorazione della pietra. Inoltre, la suggestione di questo luogo, è enfatizzata dal fatto che tutto è stato lasciato come doveva trovarsi nel 409 a.C., anno della distruzione di Selinunte ad opera dell’esercito punico. L’interruzione improvvisa dei lavori è testimoniata ancora oggi dalla presenza di due colonne scolpite, pronte per l’estrazione, e di enormi rocchi di colonne abbandonati pronti per essere trasportati a Selinunte, la grande città greca che divenne essa stessa per secoli cava a cielo aperto.
Ogni prima domenica del mese, come stabilito dall’assessorato regionale dei Beni culturali e dell’identità siciliana e in linea con le disposizioni del ministero della Cultura, i musei sono aperti e l’ingresso è gratuito.
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