Gibellina: un'opera d'arte a cielo aperto | West of Sicily
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1 Marzo 2023

Gibellina: un'opera d'arte a cielo aperto

Gibellina, nel cuore della valle del Belice, è famosa per aver subito uno dei terremoti più devastanti della storia d’Italia e per essere stata ricostruita seguendo i più moderni standard architettonici. L’obiettivo era quello di creare una città funzionale e moderna, abbellita con alcune famosissime opere di artisti contemporanei.
Un luogo unico al mondo che, con la sua storia di distruzione e rinascita, ha ispirato intellettuali, artisti e pensatori, diventando un polo culturale e un esperimento urbano in costante divenire.

Con questo articolo partiamo insieme alla scoperta di una vera e propria opera d’arte a cielo aperto: Gibellina!

La storia del terremoto del Belice

 

Negli anni Sessanta, Gibellina era una città di circa 6.000 abitanti, caratterizzata da un centro storico medievale ben conservato. La notte tra il 14 e il 15 gennaio 1968 un terremoto di magnitudo 6.4 colpì la regione del Belice, causando danni significativi in tutta l’area.
L’epicentro del terremoto venne localizzato nella parte occidentale della Sicilia, a circa 70 chilometri a sud-ovest di Palermo. La scossa principale ebbe una durata di circa un minuto e causò la distruzione di numerosi edifici, compresi molti edifici storici e chiese. Tra le città più colpite oltre Gibellina vi furono Poggioreale, Montevago e Salaparuta, che vennero completamente distrutte. Danni ingenti si ebbero anche a Santa Margherita di Belice, Santa Ninfa, Partanna e  Salemi.
Le vittime furono circa 230, un numero che sarebbe stato sicuramente più alto se non ci fossero state, nel corso della giornata del 14 gennaio, alcune scosse di intensità minore che convinsero gran parte della popolazione a passare la notte all’aperto.

I resoconti dei primi soccorritori e giornalisti che arrivarono sul luogo del disastro testimoniano una devastazione difficilmente immaginabile, con gran parte delle strade completamente distrutte, difficoltà di collegamento tra i vari paesi colpiti e decine di migliaia di persone senza più una casa, costrette a passare le notti all’aperto nel periodo più freddo dell’anno.
La ricostruzione fu lenta e difficile, molte persone furono costrette ad emigrare, altre rimasero a vivere nelle tendopoli per anni. Il sisma ha avuto un impatto duraturo sulla Valle del Belice e sulla sua popolazione, cambiandola per sempre e lasciando delle fratture che faticano a rimarginarsi; ancora oggi, molti abitanti delle città colpite continuano a ricordare la tragedia e a lavorare per preservare la memoria delle comunità distrutte.

Gibellina nuova: una città che stupisce

 

In seguito al terremoto, si decise di ricostruire la città di Gibellina in una nuova posizione, circa 20 chilometri a nord-ovest della posizione originale. Nel 1970 fu commissionato un progetto di ricostruzione su larga scala, affidato all’architetto piemontese Franco Purini, per l’edificazione di una città completamente nuova e iper contemporanea. Il progetto di Purini prevedeva l’edificazione di edifici in cemento armato e l’uso di forme geometriche semplici, con l’obiettivo di creare una città funzionale e razionale. 

L’idea della giunta comunale guidata dal sindaco Ludovico Corrao era di accompagnare la costruzione di Gibellina Nuova a un ambizioso progetto di arredo urbano, coinvolgendo i più famosi artisti dell’epoca, per trasformare la città nel più grande museo en plein air d’Italia: le opere d’arte avrebbero dovuto permeare lo spazio pubblico integrandosi nei luoghi maggiormente rappresentativi della vita collettiva, come piazze, chiese e punti d’accesso alla città.
Risposero all’appello artisti e architetti di fama mondiale che realizzarono per Gibellina una cinquantina di opere d’arte alcune delle quali sono diventate in seguito veri e propri simboli dell’intero territorio.

Le opere più famose comprendono:

  • La Stella di Ingresso al Belice realizzata nel 1981 da Pietro Consagra, che riprende la struttura delle luminarie che venivano utilizzate durante le feste di paese. 
  • L’Omaggio a Tommaso Campanella di Mimmo Rotella  
  • La Chiesa Madre dell’architetto Antonio Quaroni completata nel 1972.
  • Il Sistema delle Piazze, realizzato da Franco Purini e Laura Themes pensato per essere il luogo di aggregazione civica. 

Tra le iniziative culturali volute da Corrao bisogna ricordare anche la fondazione del festival internazionale Orestiadi, che comprende manifestazioni di varia natura dal teatro alla musica, dalla pittura alla cultura. Nella cornice del festival vennero realizzate alcune famosissime opere che facevano parte delle scenografie teatrali e che sono visitabili tutt’oggi, alcune sono conservate al Museo delle Trame Mediterranee all’Interno del Baglio Di Stefano, come ad esempio la Montagna di Sale di Mimmo Paladino, le Macchine Spettacolari e L’Aratro per Didone realizzati da Arnaldo Pomodoro.
Un altro luogo assolutamente da visitare è il MAC, il museo di arte contemporanea dove è ospitata la più grande collezione del Sud Italia, con opere di artisti di fama internazionale come Mimmo Schifano e Renato Guttuso. 

Il Grande Cretto di Burri: l’opera di land art famosa in tutto il mondo

 

L’opera che più rappresenta la città di Gibellina e la sua rinascita è probabilmente il Grande Cretto, realizzato da Alberto Burri per rappresentare la necessità di preservare la memoria collettiva delle comunità del Belice.
Quest’opera di land art fu realizzata tra il 1984 e il 1989, come un modo per ricordare la città distrutta, il terremoto e le sue vittime e consiste in un grande mosaico di cemento che copre l’intera area di Gibellina vecchia.
Burri ha lavorato alla creazione del Grande Cretto per diversi anni, utilizzando 40.000 metri quadrati di cemento bianco stesi sul terreno seguendo le linee delle vecchie strade e delle case. Il risultato vuole ricordare un sudario, un lenzuolo funebre che ricopre l’intera area della città, creando un suggestivo labirinto di strade, cortili e spazi aperti. L’opera di Burri è stata ideata come una sorta di sepoltura simbolica e un modo per onorare la storia e la memoria di Gibellina, per ricomporre le fratture aperte dal sisma e cercare di dare pace ad una comunità distrutta.
Il Grande Cretto di Burri, nella sua tragicità grandiosa, richiama visitatori da tutto il mondo e viene apprezzato per la sua capacità di coniugare l’arte e la memoria collettiva. Questa installazione monumentale vuole ricordarci come spesso in seguito a un disastro non vengano danneggiate solo le cose materiali ma anche l’identità culturale delle comunità colpite.

Possiamo dire che Gibellina, con le sue opere d’arte e il suo laboratorio culturale sia una meta da visitare almeno una volta nella vita; una città dove coesistono tanta bellezza e voglia di rinascita ma anche contraddizioni e ferite ancora aperte, che la rendono uno dei luoghi più interessanti della Sicilia